La calcolosi urinaria (urolitiasi)

Che cos'è? Come si forma?

Calcoli urinari
Calcoli urinari
La parola calcolo deriva dal latino calculus, pietruzza, sassolino per fare i conti, mentre il termine litiasi, che in medicina indica la stessa patologia, deriva dal greco litos = pietra. La calcolosi urinaria è una malattia diffusa in tutto il genere umano con differente incidenza per le diverse razze umane; negli ultimi 50 anni ha subito una diversa distribuzione geografica e ha modificato le sue caratteristiche di localizzazione nell’apparato urinario. Nei paesi a basso tenore di vita (Medio ed Estremo Oriente, Africa) ha una prevalente localizzazione vescicale; nei paesi a medio tenore di vita ed in via di sviluppo ha una maggiore incidenza delle localizzazioni renali rispetto alle vescicali ed infine nei paesi a più alto tenore di vita ed industrializzati la malattia è largamente diffusa con predominio delle localizzazioni renali.
In Italia, negli ultimi 20 anni, si è assistito ad un incremento della malattia, che è passata da circa il 17% al 30% per 10.000 abitanti, ciò significa che circa il 13% della popolazione italiana tra i 20 ed i 70 anni corre il rischio di formare, almeno una volta nella vita, un calcolo urinario con un rapporto di 2 a 1 tra maschi e femmine. Nel 2002 in Italia ci sono stati più di 46 mila ricoveri per calcolosi urinaria nel maschio nella fascia di età fra 15 e 64 anni.
A seconda della composizione, i calcoli vengono distinti in:
Sostanze organiche
- Acido urico
- Cistina
- Urato acido di ammonio 
- Xantina
Sostanze inorganiche (minerali):
- Ossalato di calcio monoidrato (whewellite)
- Ossalato di calcio diidrato (wedellite)
- Fosfato ammoniomagnesiaco esaidrato (struvite)
- Fosfato bibasico di calcio diidrato (brushite)
- Fosfato tricalcico (whitelockite)
- Carbonato apatite
- Idrossiapatite
Tutte queste sostanze possono formare calcoli puri come nel caso dell’acido urico e dell’ossalato di calcio, o più frequentemente, essere formati da una giustapposizione di strati disposti concentricamente: calcoli misti.

Come si manifesta?

Irradiazione cutanea del dolore nella colica renale
Irradiazione cutanea del dolore nella colica renale

La calcolosi urinaria può avere molteplici aspetti in relazione prevalentemente alla sua sede nelle vie urinarie; il quadro clinico e gli eventuali segni di complicanze correlati sono quindi differenti (infezione, stasi urinaria, insufficienza renale) e si possono manifestare singolarmente o in associazione tra di loro. La calcolosi urinaria può avere una diagnosi occasionale (calcolosi asintomatica) oppure essere individuata in seguito alla comparsa di sintomi e segni più o meno specifici (calcolosi sintomatica) quali il dolore (colica renale – sintomo più frequente), lematuria (sangue nelle urine), la lombalgia, linfezione delle vie urinarie,  o linsufficienza renale nei casi più gravi. La colica renale può essere definita come il complesso dei sintomi conseguente all’ostruzione parziale o completa dell’alta via escretrice (calici, bacinetto, giunzione pielo-ureterale o uretere). Una distensione lenta e progressiva della via escretrice, conseguente ad un’ostruzione, può realizzarsi senza alcuna manifestazione dolorosa o, al massimo, può determinare un dolore lombare gravatativo e intermittente. La colica renale rappresenta circa il 3-5% degli accessi al Pronto Soccorso ed il 30-35% delle urgenze urologiche. La litiasi urinaria costituisce la causa più frequente di colica renale, ma esistono anche altre possibili cause congenite e acquisite che possono provocare un’ostruzione dell’alta via urinaria.

 

La colica renale è caratterizzata da un dolore acuto, di insorgenza improvvisa (solitamente di notte o nelle prime ore del mattino), a poussées, che raggiunge rapidamente il suo acme e altrettanto rapidamente può scomparire, lasciando un senso di dolenzia; la sua durata è in genere di qualche minuto o di qualche ora, raramente dura qualche giorno. Il dolore viene riferito in regione lombare, con irradiazione in avanti e in basso fino a raggiungere l’inguine, la radice della coscia ed il testicolo nell’uomo o le grandi labbra nella donna. Frequentemente alla colica si accompagnano sintomi quali nausea, vomito, ipotensione, tachicardia, stipsi (aggravata spesso dalla somministrazione di farmaci antispastici). Quando la causa dell’ostruzione è rappresentata da un calcolo prossimo alla vescica è spesso associata una sintomatologia vescicale di tipo irritativo (aumento della frequenza ad urinare, difficoltà alla minzione, dolore alla minzione, impellenza minzionale). La febbre può essere presente come conseguenza del sovrapporsi di un’infezione urinaria.

 

La terapia della colica renale prevede come farmaci di prima scelta gli anti-infiammatori non steroidei: essi bloccando gli effetti indotti dalle prostaglandine (incremento della diuresi mediato da meccanismi di vasodilatazione che provoca un aumento della pressione a livello del bacinetto renale,) sono in grado di ridurre il dolore. Inoltre, riducono l’edema e l’infiammazione locale. Alcuni studi, hanno evidenziato un’efficacia sovrapponibile tra gli anti-infiammatori non steroidei e gli antidolorifici morfinici, con una minor presenza di effetti collaterali.

La diagnosi

Immagine ecografica della dilatazione delle vie escretrici
Immagine ecografica della dilatazione delle vie escretrici

Liter diagnostico in caso di colica renale o comunque di sospetta calcolosi prevede:

- anamnesi

- esame obiettivo

- esami ematochimici e urinari

- esami strumentali:

   - rx addome

   - ecografia renale

   - TC addome (RMN)

   - urografia

   - scintigrafia renale

I dati anamnestici (la modalità di insorgenza del dolore, la sede del dolore, la presenza di disturbi minzionali associati, la temperatura, il sapere che il paziente avesse già avuto dei calcoli urinari, la famigliarità per calcolosi,…), lesame obiettivo (dolorabilità a livello lombare) e la presenza di reperti urinari patologici (micro/macroematuria, pH urinario, cristalli urinari), gli esami ematochimici (indici di funzione renale, leucocitosi) permettono, in una buona parte dei casi, di indirizzare la diagnosi verso una colica renale. Risulta però evidente come la valutazione radiologica mantenga un ruolo fondamentale nellapproccio diagnostico ai pazienti con sospetta colica renale al fine sia di determinare l’eventuale presenza di un calcolo urinario (sede, dimensioni, condizione del rene), sia di permettere di evidenziare o escludere altre cause possibili della sintomatologia dolorosa acuta. Gli accertamenti strumentali vengono distinti in primo livello (Rx addome ed ecografia) e secondo livello (gli altri) che vengono riservati ai casi più complessi o di più difficile inquadramento diagnostico. I principali vantaggi della radiografia diretta dell’addome sono rappresentati dalla possibilità di individuare i calcoli radiopachi (ovvero con un contenuto di calcio, che sono la maggioranza), dalla rapidità, dal basso costo e dalla scarsa morbilità (con eccezione delle donne in gravidanza, che non devono essere sottoposte a nessuna indagine che utilizzi radiazioni ionizzanti). I limiti sono conseguenti all’impossibilità di evidenziare calcoli radio-trasparenti (calcoli di acido urico e di xantina), dalla possibilità di confondere  altre  tipi  di  calcificazioni che  non  sono  calcoli urinari, di non riuscire ad individuare calcoli di piccole dimensioni in particolari posizioni, dall’assenza di dati funzionali sull’apparato urinario e dalla scarsa qualità delle immagini, in mancanza di una adeguata preparazione del paziente e/o per l’eventuale precedente assunzione di antispastici, come frequentemente accade per le prestazione effettuate in Pronto Soccorso.

 

FIG. A Rx addome: calcolo radiopaco.  FIG. B Ecografia renale: calcolo con relativo con d'ombra
FIG. A Rx addome: calcolo radiopaco. FIG. B Ecografia renale: calcolo con relativo con d'ombra

Per tali motivi la radiografia delladdome viene generalmente associata allecografia reno-vescicale che è unindagine largamente disponibile, poco costosa, di rapida esecuzione e non invasiva, la quale permette di evidenziare sia calcoli radio-opachi che radio-trasparenti, rilevare la presenza di dilatazione della via urinaria, fornire informazioni sulle dimensioni del calcolo, sullo stato del rene su eventuali anomalie morfologiche dellapparato urinario. Inoltre lecografia permette di ottenere ulteriori informazioni, utili per una diagnosi differenziale, dalla valutazione di altri organi addominali. Anche l’ecografia ha però dei limiti soprattutto in presenza di calcoli dell’uretere che non danno dilatazione al di sopra di essi o in pazienti particolarmente corpulenti ed è chiaramente dipendente dall’operatore.

Tc addome senza mdc
Tc addome senza mdc

La TC senza mezzo di contrasto permette di superare i limiti dellecografia e dellRx addome, anche se è un esame più costoso e non sempre disponibile in urgenza per la diagnostica di una colica renale. La TC è un esame che consente di studiare tutto laddome in  un  tempo  molto  ristretto, possono essere ottenute delle sezioni molto sottili e possono essere eseguite ricostruzioni multiplanariPoiché tutti i calcoli si presentano iperdensi, la TC consente di evidenziare sia i calcoli contenenti sali di calcio che quelli di acido urico con diametri > 1 mm; è in grado di evidenziare la presenza e il grado di ostruzione, le condizioni dei reni, la presenza di malformazioni e può differenziare un calcolo delluretere da altri tipi di calcificazioni e, inoltre, da la possibilità di avere informazioni su altre cause extra-urinarie di dolore acuto al fianco. 

La terapia

La terapia della calcolosi ha un duplice obiettivo:

1. trattamento della calcolosi presente

2. prevenzione della patologia per evi-tare/ridurre la comparsa di nuova litiasi urinaria.

Il trattamento della calcolosi: ha lo scopo di liberare la via escretrice dal calcolo e si avvale fondamentalmente delle seguenti opzioni terapeutiche:

1. espulsione spontanea con o senza terapia medica

2. dissoluzione con terapia orale o litolisi chimica

3. frammentazione extracorporea: litotrissia extracorporea (ESWL)

4. frammentazione intracorporea: ureterorenoscopia con litotrissia, nefrolitotomia percutanea.

5. asportazione chirurgica: laparoscopica o a cielo aperto.

Ecografia vescicale: esempio di calcolo dell'uretere terminale passibile di terapia espulsiva
Ecografia vescicale: esempio di calcolo dell'uretere terminale passibile di terapia espulsiva

ESPULSIONE SPONTANEA

E' dovuta all'attività peristaltica (contrazioni della muscolatura) dell’uretere che può far progredire il calcolo, ciò è condizionato dalle dimensioni e dalla sede del calcolo.

Dimensioni:

- calcoli ≤ 5 mm : 68% espulsione spontanea

- calcoli 5-10 mm : 47% espulsione spontanea

- > 10 mm : rara espulsione spontanea

La sede è anche importante infatti quanto più il calcolo è prossimo alla vescica tanto più elevata è la probabilità di espulsione spontanea. Vi sono dimostrazioni scientifiche a favore dell’uso di alcuni farmaci (alfa bloccanti; il loro impiego non è al momento attuale riportato sul foglietto illustrativo) per favorire l’espulsione spontanea dei calcoli (fermo restando l’importanza delle dimensioni).

DISSOLUZIONE CON TERAPIA ORALE

Trattamento farmacologico inteso alla dissoluzione dei calcoli soprattutto che si dissolvono in ambiente alcalino:

 - acido urico :

     - alcalinizzazione urine (pH>6.5) con citrati e bicarbonati di Na e K

     - ipouricosurici: allopurinolo

- cistina:

     - alcalinizzazione urine (pH>7) con citrati e bicarbonati di Na e K
     - farmaci che aumentano la solubilità della cistina come D-penicillamina,
       alfa-mercaptopropionilglicina.

 

DISSOLUZIONE CON TERAPIA CHIMICA LITOLITICA DIRETTA

 (spesso preceduta da litotrissia extra o intracorporea)

Per infusione diretta nelle cavità escretrici di farmaci alcalinizzanti (bicarbonati) e favorenti la dissolubilità della cistina.

- anterograda: percutanea

- retrograda: ascendente per via ureterale


 

Strumentazione per litotrissia extracorporea (ESWL)
Strumentazione per litotrissia extracorporea (ESWL)

LITOTRISSIA EXTRACORPOREA CON ONDE D'URTO (ESWL)

Tecnica scarsamente invasiva che ha lo scopo di disgregare i calcoli urinari in piccoli frammenti mediante lapplicazione di onde d’urto generate allesterno dellorganismo. I frammenti vengono in seguito espulsi spontaneamente con le urine. Il litotritore è unapparecchiatura dotata di un generatore di onde durto, di un sistema di individuazione e puntamento del calcolo (radioscopia, ecografia), di un lettino su cui viene disteso il paziente durante il trattamento; le onde durto vengono concentrano a livello del calcolo disgregandolo. Con i moderni litotritori è possibile effettuare il trattamento senza anestesia o sedazione, e spesso in regime di ricovero giornaliero.

I possibile effetti collaterali del trattamento di litotripsia extracorporea sono:

- dovuti alle onde durto

- rene:edema parenchimale transitorio, ematoma subcapsulare, ematuria (evento parafisiologico)

- dovuti alla frammentazione

- ostruzione: dipende dalle dimensioni e dalla natura del calcolo

- febbre e sepsi urinaria

Le indicazioni al trattamento di litotripsia extracorporea sono legate alle dimensioni del calcolo, alla sua sede (per i calcoli nel calice inferiuore si ha il minor tasso di successo) e composizione chimica oltre che alla morfologia della via escretrice. In caso di calcoli di più grosse dimensioni, talvolta è necessario applicare preventivamente un catetere ureterale (doppio J) al fine di proteggere il rene da eventuali impilamenti di frammenti litiasici che si formano in seguito al trattamento e che possono ostruire luretere. I migliori risultati si ottengono con calcoli renali <2 cm.  L’ESWL può essere adottata anche per i calcoli ureterali che non siano stati espulsi spontaneamente o che creino ostruzione o coliche renali persistenti. Le controindicazioni sono rappresentate da: gravidanza, coagulopatie, aneurismi aortici, grandi obesi.

LITOTRISSIA EXTRACORPOREA MEDIANTE ENDOSCOPIA RETROGRADA

Consente la frantumazione per contatto diretto tra calcolo e fonte energetica mediante l’utilizzo di endoscopi: ureterorenoscopi. I frammenti ottenuti possono essere rimossi contestualmente mediante appositi strumenti (cestelli, pinze) o venire successivamente espulsi spontaneamente con le urine se di piccole dimensioni.

L’ureterorenoscopia è una tecnica chirurgica endoscopica che utilizza strumenti (rigidi o flessibili) di piccolo calibro (ureteroscopi) introdotti per via retrograda (dall’uretra si arriva in vescica e da qui si risale nell’uretere) per esplorare l’uretere e le cavità renali e trattare la calcolosi. Mediante la ureterorenoscopia vengono trattati calcoli ureterali ostruenti e non, frammenti litiasici discesi in uretere dopo ESWL,  steinstrasse (impilamento di calcoli o frammenti in uretere, calcoli ureterali non suscettibili o refrattari all’ESWL) e calcoli renali. L’intervento viene generalmente effettuato in anestesia spinale e, meno frequentemente, in generale. Può essere effettuato in Day Surgery. Al termine della procedura l’operatore può ritenere necessario applicare nell’uretere un cateterino (doppio J) che verrà rimosso in un secondo tempo.

Le complicanze dell’ureterorenoscopia sono rappresentate principalmente da

- lesioni ureterali (lesioni mucose, perforazioni, disinserzioni)

- stenosi ureterali

- sepsi

Inserimento di un catetere ureterale doppio J
Inserimento di un catetere ureterale doppio J
Visione endoscopica di calcolo ureterale durante frammentazione con laser
Visione endoscopica di calcolo ureterale durante frammentazione con laser

Accesso percutaneo al rene
Accesso percutaneo al rene

LITOTRISSIA EXTRACORPOREA MEDIANTE ENDOSCOPIA ANTEROGRADA

La nefrolitotomia percutanea (PNL) è una tecnica endoscopica che utilizza strumenti rigidi o flessibili di piccolo calibro introdotti direttamente nelle cavità renali attraverso un tragitto percutaneo a livello della regione lombare eseguito in anestesia generale. Le indicazioni sono rappresentate da:

- calcoli renali di dimensioni >2-2,5cm
- calcoli del calice inferiore
- calcoli renali a stampo pielici e pielocaliciali
- calcoli di maggiore consistenza (cistina, ossalato di calcio monoidrato)
- calcoli a stampo recidivi dopo chirurgia a cielo aperto

La fase preliminare della PNL prevede lapplicazione di un cateterino ureterale  munito allapice di palloncino (che viene gonfiato in sede sottogiuntale) che ha lo scopo di impedire la discesa in uretere dei frammenti litiasici e di iniettare mezzo di contrasto ed eventualmente acqua nelle cavità renali per la visualizzazione e dilatazione della via escretrice durante la manovra.

Il tragitto percutaneo (con il paziente in decubito supino o prono) viene ottenuto mediante puntura (con guida ecografica o radioscopica) di un calice renale e successiva dilatazione del tramite con appositi dilatatori fino ad ottenere il calibro necessario al transito del nefroscopio. Al termine della 

procedura (debulking litiasico totale o parziale) viene lasciato, nel tramite un catetere nefrostomico con lo scopo di effettuare emostasi del tragitto per compressione e di drenare il rene. Le principali complicanze della PNL sono rappresentate da:

- sanguinamento intraoperatorio severo che può richiedere anche la sospensione dellintervento chirurgico o richiedere una conversione in chirurgia a cielo aperto e nei casi più gravi la nefrectomia

- sanguinamento post-operatorio con ematoma perirenale ed anemizzazione, con eventuale necessità di embolizzazione percutanea

- fistole urinose

- fistole artero-venose renali

- sepsi

- lesioni di organi adiacenti il rene.

 

La tradizionale chirurgia a cielo aperto, che richiedeva spesso ampi accessi (quindi lunghe cicatrici) non trova quasi più indicazione oggigiorno; nei casi in cui per dimensione del calcolo e/o conformazione del rene, si ritiene opportuno un approccio chirurgico, è possibile ricorrere alla laparoscopia. Questa è una tecnica operatoria che consente di eseguire l’intervento senza effettuare il classico taglio. Essa è resa possibile da una telecamera, che proietta l’immagine del campo operatorio su un monitor, e da particolari strumenti, lunghi e sottili, che passano all’interno di piccole cannule del diametro di 5 e 10 mm, inseriti nell’addome attraverso piccoli fori dello stesso diametro. 

Profilassi delle recidive

Circa 1/3 dei pazienti che vengono ricoverati per calcolosi urinaria riferiscono analoghi precedenti in passato. Ciò significa che la calcolosi ha una discreta tendenza a recidivare. Pertanto, in soggetti selezionati è necessario eseguire degli esami sul sangue e sulle urine (se si dispone di un calcolo eliminato o estratto dal paziente occorre eseguirne lanalisi chimico-fisica) per verificare se esistano cause note che predispongono alla calcolosi. Per tutti i tipi di calcolosi è doveroso aumentare l’introito di acqua giornaliero (idropinoterapia). Per i calcoli di ossalato di calcio (che sono i più frequenti) occorre anche limitare l’introduzione di sodio, seguire una dieta normocalorica e normoproteica, porre attenzione agli alimenti ricchi di ossalato (caco e derivati, frutta secca, the, rabarbaro, barbabietole, spinaci, birra) ricorrere ad un supplemento di citrato di potassio e di magnesio e, in caso di ipercalciuria ricorrere a farmaci quali i diuretici tiazidici.